È accaduto davvero.
A Palermo un undicenne reo d’aver preso per il culo un compagno di classe con un “atteggiamento derisorio ed emarginante”, l’ha fatta franca e l’insegnante che aveva avuto la brillante idea di fargli prendere atto della propria condizione (imponendogli di scriverla per un centinaio di volte sul proprio quaderno) è finita in carcere per volere della suprema corte di cassazione.
Come dire: se sei uno stronzo, fai il bullo e metti in atto il più vile degli atteggiamenti vili (facendo il forte con chi è debole) la cosa più rigida che io – profe – posso farti è esigere tu chieda scusa, senza però opprimere o soffocare la tua natura e domandandotelo con i dovuti modi. Certo non facendoti rendere conto della realtà chiedendoti di appuntartela sul TUO quaderno (non alla lavagna, ndr) un centinaio (che non è poi molto) di volte.
E due sberloni tra il lusco e il brusco no?
Magari saran metodi preistorici, magari la personalità del pre-adolescente ne verrebbe intimidita e repressa.
Beh, magaaaaari fosse vero: magari potessimo sul serio tarpare le ali in culla a schiere di piccoli-condor-crescono ed evitare poi, con gli anni, che quegli stessi condor, quegli stessi squali e sì, soprattutto, quegli stessi maledettissimi stronzi diventino grandi e appoggino le chiappe sopra qualche poltroncina di potere annichilendo gli inferiori da mattina a sera e continuando con le abitudini non represse alla scuola media. Eh?