“A bocca chiusa” è un capolavoro.

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Lui si chiama…

Aspettate, devo controllare.

Si chiama Stefano Bonazzi e ha una penna crudelissima, di quelle che fan più male dei taglietti con la carta, sulle dita, anzi no, non sulle dita, ma sotto le unghie.

Il suo romanzo d’esordio è mi capitato per caso nella Tweet-list e da lì, con un clic, è scivolato nel mio Kindle. L’ho divorato in una notte, sbranandolo tra piumone, cuscini e lupo cecoslovacco.

a bocca chiusa letto da robertagiulia

 

L’ho ripreso all’alba di sabato, al posto di un caffè a letto e poi ancora, di domenica, in attesa di un pranzo, ospite in una casa e di una comunità fuori dal mondo e da ogni schema, mentre mio figlio giocava al guerriero e un gruppo incredibile improvvisava un jam session.

a bocca chiusa letto da robertagiulia copia copia

Mi ha scosso.

Mi ha fatto paura.

Mi ha fatto (ri)vivere cose che nessun essere vivente dovrebbe mai conoscere.

Mi ha fatto anche sorridere, non per quello che scrive, racconta, riesce a immaginare Stefano, ma perché è un capolavoro. Ed è italiano. E pure esordiente.

E, alla faccia delle care salme che sproloquiano su quanto faccia schifo il panorama culturale italiota, son soddisfazioni.

Quindi, se volete sapere cosa ne penso, io credo che leggere “A bocca chiusa” sia un obbligo.

Poi, fate voi, ovvio. Siamo in un Paese/mondo/universo che fa ancora finta di essere libero.

😉

 

Un pensiero riguardo ““A bocca chiusa” è un capolavoro.

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