“Non si può nascere. Ma si può morire, innocenti”

Vittoria Guerrini/Cristina Campo

Non si può. Nascere innocenti. E nemmeno crescere.

Lo scriveva Cristina Campo, all’anagrafe Vittoria Guerrini, che scrisse molto e pubblicò pochissimo, tra un’aritmia e l’altra, tra gli anni Venti e i Settanta.

Ma si può morire innocenti. 

Per morire innocenti occorre scoprirsi peccatori, senza il peso letterario del termine e con la lucidità di un consulente Lean che vede anomalie là dove altri vedono usi e costumi.  Bisogna aver voglia di migliorare, di migliorarsi. Di darsi da fare per aprire gli occhi e mettere mano al trash che è in noi. Si inizia con il RIconoscersi.  E si continua con il RIdisegnarsi. 

Quante volte ci è capitato di pensare (di altri!): “se solo fosse meno scorbutico, se provasse solo ad usare un tono più gentile…”

Ecco. Questo è il punto: chissà quante volte gli altri, quelli intorno a noi, hanno visto in noi qualcosa di sgradevole eppure migliorabile e magari hanno anche provato a darci qualche più o meno velato suggerimento. Certo, è più facile con la pagliuzza nell’occhio del fratello che con la trave nel proprio, vedere una non-conformità e metterci mano, ma il fatto che sia difficile, o più difficile, non significa che sia impossibile. E se serve (e serve, ne son convinta) ad essere più felici, non importa, poi, che uno c’arrivi presto. Conta solo che uno ci arrivi. In tempo. Per accorgersene.

L’occasione c’è, giusto dietro la porta.

Tocca solo aprirla.

(Trovar le chiavi è un dettaglio: il Brico è pieno di asce, per gli uomini e le donne di buona volontà).

 

 

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