La penna magistrale di #YanivIczkovitz apre una parentesi dopo l’altra come quelli che iniziano a raccontarti dell’incidente di un Piero su una certa strada ma poi ti parlano di quella volta in cui sulla stessa strada avevano incontrato Paolo, il cugino di Chiara, e poi la storia diventa quella di Elena, l’amica di Chiara, e tu li ascolti sempre più infastidito perché vuoi solo sapere cosa cazzo sia successo a Piero, non a Elena (chi è Elena?), non a Chiara, non a Paolo, non al sistema, non alla politica, agli usi, alle aberrazioni e alle piccinerie dei loro mondi, ma solo a Piero. E al suo incidente.
Ecco.
Iczkovitz – prima di tornare all’incidente di Piero – ti tiene in ballo per 489 pagine insegnandoti come si sta al mondo e poi, bello come il sole, chiude tutto in dieci. “Piero? No, niente, alla fine sta bene”.
Ho letto #Tikkun a Bologna festeggiando il mio 42esimo compleanno.
Mi porterò il fastidio fino a Brescia. E forse fino al 43esimo.
Come sono arrivata a Tikkun? Da un consiglio del mio libraio