Troppo è quando, tentando di essere social, diventi compulsivo e twitti o posti o cambi stato più velocemente di come respiri in salita. Di corsa. Trascinando un carretto.
Poco è quando ti ricordi di avere un blog o una pagina NEWS o tremila abbonati alla newsletter, solo due volte l’anno, per dire quando chiudi e quando apri.
Troppo quando passi da zero a cento in meno di una settimana. E se fino a ieri eri più silenzioso del deserto del Sahara di notte (no, non ci sono mai stata, ma me lo immagino un posto tranquillo) e da oggi, invece, non stai più zitto.
Poco è quando non ti ricordi niente che non porti business. E se fai gli auguri a qualcuno dei tuoi clienti, lo inviti anche a scaricare il tuo nuovo catalogo.
Troppo è quando pensi di essere letto perché sei fico. Punto. Non importa cosa scrivi. O chi riporti, magari omettendo pure di citare la tua fonte.
Poco quando hai paura anche della tua ombra e non fai passare nemmeno una risposta, sulla tua pagina facebook aziendale senza andare in CDA per l’approvazione.
Troppo è quando ci metti sette mesi (non sto scherzando) per rispondere a una richiesta di quotazione. E lo fai come nulla fosse, senza nemmeno chiedere scusa (a piedi, ci dovevi andare, a portare il preventivo, idiota!).
Poco quando pensi che una risposta automatica sia meglio di niente.
Già. O è troppo o è poco. Ma – dovendo scegliere – io al troppo, preferisco il poco. Purché, almeno qui, sia buono.