[colonna sonora consigliata: Dawn Penn “No, no, no” – https://youtu.be/0mNPKNAQl4c?t=12s ]
Perché non mi tocca il fuffologyDay?
Non la scrivo nemmeno la parola inquisita, presa dalla ministra Beatrice Lorenzin. Non lo faccio per non entrare nei motori di ricerca con un hashtag che fa ridere i polli.
Quello che esprimo, piuttosto, è lo schifology che mi suscita la campagna, seguita a ruota dalla polemica e preceduta – come sempre, nei secoli dei secoli amen – da un’ars pensandi penosa, patetica e pure un po’ pacchiana.
Di chi è la colpa?
O a chi la do io?
Io la do a chi mi pare, come mi pare e quando mi pare.
Cioè, nella fattispecie visto il periodo di magra, a nessuno.
Non la do a nessuno perché ritengo sia di tutti: la colpa, come nuovo bene globale, va divisa in parti uguali, alla russa dei tempi d’oro.
Un po’ per uno: una fettina di responsabilità a testa, per ogni singola sinapsi che ci si è infilata (prima, durante, dopo).
Da chi ha PENZATO che servisse una campagna, a chi l’ha affidata a un branco di organismi monocellulari, a chi l’ha commentata scandalizzandosi (e dandole, nel meanwhile, un Zacco di attenzione). A chi si è offeso, perché non può avere figli. A chi potrebbe, o ha potuto, ma mò non sa come cazzo nutrirli, o curarli, o educarli. A chi fanculo i figli. A chi fanculo la ministra. A chi fanculo tutto, facciamo una rivolta (ma, ocio, eh, solo a colpi di status e rigorosamente online).
E pure a me medesima sottoscritta sottoscrivente che un figlio l’ho fatto ma un giorno sì e uno no mi domando se sia stata e sia abbastanza sveglia per passargli quel che serve, tenerlo lontano da quel che no, prepararmi alle cagate che farà a ruota nei prossimi anni, e pure riuscire a lasciarlo andare, quando riterrà il momento.
Quindi?
Niente, per me oggi è l’equinozio d’autunno, visto che alle 14 e 21 il Sole sarà allo zenit dell’equatore, dandoci tante ore di luce quante di buio: la par condicio perfetta.