Vuoi scrivere un libro e devi scegliere un ghost writer?
Bene. Se sei arrivato qui, sei già a buon punto, ma per essere certo che il Ghost sia quello giusto (per te, ovvio, che a tua zia forse non serve) lo scrittore che scegli ti deve piacere. Già. Prima di tutto la penna a cui affiderai i tuoi pensieri ti deve piacere. Ci deve essere feeling. Un sacco di feeling. Ti deve piacere la sua voce, orale e scritta, e ti deve piacere lui. O lei. Tanto, tantissimo, da morire, tipo transfert (quella cosa che succede tra psicoterapeuta e paziente, per intenderci).
Se non ti piace alza il sopracciglio ed esplora altri lidi.
Il rapporto con il tuo ghost writer (o “scrittore fantasma”, o “ombra”) è una relazione: potrebbe esaurirsi al primo lavoro (specie se ti dimentichi di pagare, per esempio) o diventare ben più di un “one shot” e trasformarsi in una collaborazione con i controfiocchi.
Lui (o lei) è la penna che traduce in parole scritte i tuoi pensieri, le tue idee, il tuo progetto e i tuoi sogni. O i tuoi business plan, le lettere che non riesci a scrivere o le note integrative che devi presentare (e far approvare) al tuo consiglio di amministrazione.
Non è un tuttologo e nemmeno un genio, non serve che lo sia e non fa miracoli (oddio, a volte quasi), ma è qualcuno in grado di esaudire un desiderio e trasformarlo in carta stampata o in ebook da scaricare. Non è un supereroe e non vola, ma le sue dita sì e la sua anima pure di più; il vero ghost é uno che si diverte (da matti), che ama scrivere e lo fa perché non può farne a meno; è uno che sa leggere (e legge in continuazione) ed è in grado di trasformare le parole in emozioni e la punteggiatura in pathos.
Ultima avvertenza: se il ghost che hai scelto costa meno di un piastrellista chiedigli perché. Un bravo ghost dovrebbe essere in grado di scegliere i suoi clienti e valutare con buon senso e onestà il valore del tempo che dedica loro. Se non lo fa, o è una onlus o non aspettarti troppo.
Un pensiero riguardo “Come scegliere uno scrittore fantasma/un ghost writer?”