Se quello che sei non ti rispecchia, se quello che hai non ti basta (o non ti piace), se quello che volevi non è arrivato e pensi che sia stata sfiga, o che tu non sia capace, o che con tutto quello che ti è capitato sei stato anche troppo bravo, e che oggi no, non ce la fai proprio, allora puoi restartene lì sul tuo divano (reale o metaforico fa lo stesso) a piangere. Quello che so per certo e che ti posso giurare sulla mia testa, per quel che vale, è che nessuno verrà a suonare al tuo campanello per consegnarti un biglietto (vincente) della Lotteria Italia. Nessuno ti telefonerà per chiederti di prendersi cura dei suoi tre mila milioni di paperdollari in gettoni d’oro e pietre preziose (ma se ti consola posso girarti una mezza dozzina di mail con cui serissimi e rispettabilissimi orfani del Bangladesh/Suriname/Congo Belga chiedono a te e solo a te di occuparsi della loro eredità). E nessuno cambierà, per te, quello che non hai voglia di cambiare tu.
Se hai un desiderio, se vuoi qualcosa e te lo tieni per te, seppellito a far la muffa tra il cassetto dei pensieri segreti e quello dei futuri rimpianti, puoi star certo che non si avvererà. Mai. Se vuoi qualcosa, tocca alzare il derrière e andare a prenderlo.
Quando cadi e ti fai male hai due scelte: star per terra a piangere per sempre, giorno dopo giorno, dopo giorno, oppure rialzarti e iniziare la riabilitazione. Sì: esatto. La riabilitazione. La fisioterapia, gli esercizi, la ginnastica. Il recupero. Chiamalo un po’ come ti pare, ma fallo.
Se te ne stai sdraiato a guardare alla tele un programma di riabilitazione, non stai facendo riabilitazione. La stai solo guardando.
Se stai fermo ad aspettare di avere una scheda-allenamento, non stai facendo riabilitazione: stai solo aspettando.
Se continui ad aspettare, non stai facendo riabilitazione: ti stai solo prendendo in giro per il culo.
Se vuoi che le cose cambino, se vuoi stare meglio, devi essere tu a cambiare. E il primo passo per cambiare e stare meglio è smettere di stare male.
Lapalissiano?
Forse. Ma non è detto.