“Sono molto fortunata”.
Lo dico spesso, io, e lo dico perché è vero.
Non che la mia vita sia una passeggiata, no, e nemmeno una corsetta leggera. Neanche. Anzi, a ben vedere, la mia strada è spesso in salita, lo è stata parecchio e lo è ancora. In salita e con un sacco di buche, di zone d’ombra, di agguati e banditi nascosti tra gli alberi. Ma tra un’ombra e l’altra, dribblando o dimenticando i gaglioffi (anche quelli vestiti da Principini e Alti Prelati), nutrendo i coccodrilli e trasformando le cadute in ginnastica, la mia fortuna è stata quella di essere attirata da decine di panorami da urlo, da centinaia di fiori incantevoli e piante meravigliose, da buoni frutti, da talenti incredibili e persone bellissime.
Ho camminato (e cammino) al fianco di super-eroi che volano senza mantello e senza maschera.
Ho incontrato angeli e fari e stelle polari che mi hanno illuminato i passi e scaldato il cuore.
Ho ascoltato racconti incantati e fiabe e avventure mirabolanti. Ho scritto storie da mille e una notte e libercoli per far addormentare i bambini. O innamorare i grandi.
Ho letto: libri, bilanci, parole, occhi, mani e gesti. E baci.
Ho avuto fortuna. La fortuna di sapere che del doman non v’è certezza. E che solo alla morte non c’è rimedio.
E ho avuto culo. Il culo di divertirmi e di costruire un’isola su cui sto da dio.
Non è un’isola grande, non è ricca, non ha stelle Michelin, né spighe o bicchieri (che si rompono), ma si sta bene. Fa abbastanza caldo, qui sopra, per avere voglia di saltar giù dal letto, ogni mattina, cantando, e magari anche di stiracchiarsi un po’, prima di fare due coccole, un po’ di dispetti, fare una doccia e andare in cucina, a preparare la colazione.