Renzi e la cena di Milano: intervista a Giuseppe Remondi e Daniele Barbone.

Giovedì 6 Novembre 2014, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha organizzato una cena  a Milano (per finanziare la campagna del PD), alla quale hanno partecipato oltre 700 persone, tra imprenditori e politici.

Due persone che conosco, provenienti da due aree industriali diverse, ci sono andate e io, curiosa come un gerbillo, ho deciso di fare loro tre domande.

Daniele Barbone è a capo di BP SEC, un gruppo di aziende che opera nel settore green economy. Si occupa di ambiente, di alta formazione, di sicurezza.

Giuseppe Remondi è il presidente di Gruppo R, un gruppo attivo nell’immobiliare (compra, sistema e rivende strutture residenziali e commerciali) e nel turismo, con alberghi a Brescia, sul lago di Garda e Vercelli.

 1) La quota di partecipazione per la cena di Renzi del 6 Novembre non era uno scherzo.  Tu ci sei andato, perché?

Daniele Barbone: È un modo trasparente e onesto di finanziare la politica. Il mio nome e quello di altri 700 presenti è stato pubblicato. L’importo è noto. Trovo questo approccio corretto e ci sarei andato anche nel caso l’ evento lo avesse organizzato un presidente del Consiglio di diverso orientamento. Anzi, spero che Grillo o Salvini facciano altrettanto. Come me erano presenti molti imprenditori che non hanno alcuna collocazione specifica dal punto di vista politico. Erano presenti per ascoltare di persona quello che il Presidente del Consiglio aveva da dire. Renzi ha passato le due ore in cui noi cenavamo con un microfono in mano a illustrare la sua visione delle cose da fare e a cercare di spiegare quelle fatte. Al termine ha accettato uno scambio di domande dalla platea. In azienda se devo scegliere un fornitore o un collaboratore importante voglio vederlo di persona. Perché nulla meglio del contatto umano ti chiarisce le qualità ed i difetti del tuo interlocutore. Ecco perché ci sono andato. Quanto alla cena, ho mangiato di meglio e decisamente per molto meno (sorrido).”

Giuseppe Remondi:“Ho partecipato alla cena per capire. Volevo sentire parlare il Presidente del Consiglio Renzi, respirare l’aria, confrontarmi anche con gli altri imprenditori presenti. Sì, la cifra della cena era importante, certo, ma credo che spendendo il proprio denaro ci sia una differenza profonda tra un costo e un investimento e direi che la cena di giovedì rientra nei secondi perché chi come me è a capo di un gruppo, ha bisogno di una visione di lungo periodo e di sapere dove e come muoversi. La politica e l’impresa sono strettamente connesse e non si può pensare di fare impresa senza conoscere l’andamento e i programmi dello stato in cui si opera.”

2) Se potessi chiedere 3 cose al governo Renzi, cosa sceglieresti?

Giuseppe Remondi: “Basta una sola cosa, con un effetto domino sul resto: il cambio di mentalità. Se non puntiamo a rinnovare la cultura, la prospettiva non migliorerà e a poco serviranno le riforme o i tagli o le rivoluzioni. Il settore immobiliare fa da traino all’intera economia del Paese e se quello è fermo, non crescono o, peggio, crollano anche le industrie legate alle costruzioni, i trasporti, sale la disoccupazione… Cambiare mentalità significa, per il nostro Stato, per questo governo, anche capire come sia indispensabile alleggerire la pressione fiscale, semplificare il diritto del lavoro, non rendendolo più semplicistico, ma sgravandolo dagli eccessi di burocrazia che ingessano mercato, imprese e lavoratori. Rinnovare il modo di pensare è la vera sfida e se questo Governo dovesse anche solo avvicinarsi alla meta, avrebbe compiuto un miracolo.”

Daniele Barbone: “La prima. Ho detto e scritto già in passato che serve una rivoluzione culturale in questo paese. Si deve capire come il lavoro sia il centro della nostra comunità. La Costituzione all’art. 1 dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Non distingue tra lavoro dipendente, autonomo, imprenditore, collaboratore, commerciante, lavoro intellettuale o manuale. Parla di lavoro.  A scuola, nella pubblica amministrazione, nel dibattito istituzionale questo tema vorrei che entrasse. Vorrei che il fare qualcosa, al meglio delle proprie possibilità, sia visto come un merito nel nostro Paese.

La seconda. Caro Matteo, nell’agenda politica del governo una forte attenzione vorrei che fosse messa al tema della green economy. Parlo proprio di economia verde perché penso che economia ed ecologia abbiano non solo una comune radice etimologica (oikos = casa, la nostra casa comune che si chiama Terra). Perché  sviluppare industria verde significa occupazione, sostenibilità ambientale, gestione del territorio, prevenzione delle catastrofi. Facciamo finta di non vedere che il clima  è cambiato. Ma non appena un fiume straripa guardiamo al cielo come se fosse un caso strano. Per nulla. E’ energia che si scarica a terra proveniente da emissioni di anidride carbonica oltre quanto il sistema sia in grado di riassorbire. Ecco, per farla breve, mettiamo questi temi al centro delle scelte. Siamo la seconda manifattura d’europa, un paese fondante del G20. Portiamo questi temi al centro e creiamo uno sviluppo diverso.

La terza. Come imprenditore mi domando perché i miei collaboratori debbano guadagnare meno di metà di quello che come azienda spendiamo per il loro stipendio. Una prima scelta Renzi la sta facendo con la riduzione del carico fiscale per i primi tre anni di assunzione. Bene. Andiamo avanti. Meno costo del lavoro, meno oneri per l’azienda, più soldi in tasca per chi lavora, più soldi in circolo per il paese.”

3) Nel tuo lavoro, qual è la difficoltà più grande?

Daniele Barbone: “Esistono innumerevoli difficoltà. Uso la metafora della corsa estrema per raccontare il mio mestiere. Serve avere una forte preparazione, un team stupendo, una competizione non truccata, un obiettivo chiaro, un premio certo (che talvolta non c’è) in caso di vittoria, tanta resistenza alla fatica, capacità di gestire lo stress (sia proprio che quello di chi lavora con noi), avere carburante (risorse) adeguate alle competizioni che si vogliono vincere. Nessuna di queste cose è facile. Ma abbiamo scelto di fare il mestiere di imprenditore e lo amiamo profondamente. Quindi non mi lamento di nessuna di queste difficoltà che quotidianamente vivo. Un grande personaggio che ho auto l’onore di incontrare mi ha insegnato che “Se fai qualcosa per Te stesso e lo fai con amore, per quante difficoltà tu possa trovare, una strada per realizzarla la troverai». Quel personaggio è Steve Wozniak fondatore della Apple.”

Giuseppe Remondi: “Tranquillizzare le persone, forse, in primo posto. Dentro e fuori dall’azienda. Fuori, con i clienti, che hanno bisogno di essere rassicurati, hanno paura ad investire nel mattone, da sempre bene rifugio, a causa del clima di generale sfiducia e preoccupazione. Dentro, in azienda, con le persone che lavorano con me e per me: significa riconoscere i valori degli individui e spingerli a migliorare sempre di più; significa impegnarsi in prima persona, dare l’esempio ed essere una guida per chi sceglie di essere al mio fianco.”

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