“Hai la febbre? Prendi un’aspirina!”
La parola “febbre” per quanto non esatta, è di fatto il termine che anche i medici, fuori dai convegni, usano quando parlano di un innalzamento della temperatura corporea. E si riferisce al sintomo.
Terminologia a parte, la febbre, o piressia, per fare la professoressa (e solo perché ho appena controllato su Google), è l’allarme che il nostro corpo aziona per dirci che c’è qualcosa che non va.
L’acido acetilsalicilico contenuto nell’Aspirina, versione italiana del marchio che la Bayer scelse per l’immissione sul mercato tedesco intorno alla fine del secolo scorso, è un sistema per farla scendere, ovvero per spegnere l’allarme (un po’ come se tu fossi fuori, a mangiare la pizza, e ti arrivasse uno di quei messaggi automatici che mandano gli allarmi, avvisandoti di un ladro a casa tua e tu, a quel punto, decidessi di andare a casa e invece di chiamare la polizia, i carabinieri, il tuo assicuratore e un paio di amici di quelli che se li incontri tra il chiaro e lo scuro fan paura anche a te, e inserissi il codice per disattivare l’allarme. E poi tornassi tranquillo a finire la tua capricciosa doppia mozzarella, schiacciata dentro e morbida ai bordi).
La cosa migliore da fare, nel caso della febbre (tanto quanto di uno qualsiasi fra gli altri millemila allarmi che il nostro corpo si è inventato per farci capire quando c’è qualcosa che non va), sarebbe spostare tutti gli appuntamenti e andare di corsa a trovare il tuo medico di famiglia, fare la coda, entrare nel suo studiolo, sederti e raccontargli tutto, ma proprio tutto quello capita al tuo organismo e solo dopo aver sentito lui e dopo esserti fatto visitare, allora andare in farmacia a comprare il farmaco migliore per te.
Se invece anche tu, come milioni di altri Italiani, sei un po’ medico dentro, senza nemmeno aver fatto il test di accesso al primo anno di medicina, allora, invece che comprare la prima cosa che ti ricordi, almeno, cerca di informarti e di capire cosa potrebbe fare al caso tuo.
Se informarti ti schifa, sappi che la notizia che la salute è sensibile al ceto e all’istruzione e che la possibilità di morte è inversamente proporzionale al titolo di studio, è di ieri.
Nel caso in cui tu decida di scegliere, senza magari affidarti tout court alla memoria pubblicitaria, sappi che esiste un’App* che ti permette di confrontare i principali farmaci da banco e filtrarli per prezzo, marca, principio attivo e azienda farmaceutica. E perfino sintomo.
L’App si chiama PharmaWizard e se sei almeno smart la metà del tuo telefono, è una di quelle che vale la pena scaricare:
è gratis, non si impalla e ti permette di scoprire (tanto per buttarla lì) che oltre alla versione della Bayer, ce ne sono un sacco di altre, fra cui una che costa meno di un Euro e mezzo e una che ne costa più di sette. E sappi anche che se poi permetti la localizzazione, l’App ti dice anche dove trovarla.
Sempre in tema d’informazione, gli stessi signori, anzi la stessa Signora che si è inventata l’App, ha anche un bel blog sul quale ogni settimana trovi qualcosa di utile. E ben scritto.
*(Come lo so? Dalla rete, dai social e da un’amica che me l’ha fatta scoprire).