Man mano cresci, ti accorgi che ci sono cose che non si possono dire e un sacco di altre che non si possono tacere. Altre ancora che van dette meglio di come verrebbero e a dirle meglio ci provi, ci provi davvero, però poi non funziona, o non abbastanza. Ci sono cose che decidi di dire e poi ti penti, perché le hai dette male e allora stai lì tutto il tempo a immaginarti come avresti dovuto dirle. Ci sono cose che scegli di mandar giù, tra un sorso di finta di niente e una gollata di pazienza, ma poi ritornano, come l’aglio cucinato con l’anima, e ti fanno andare in giro a labbra strette, che magari qualcuno se ne accorge.
Man mano cresci, e invecchi, anche se invecchi bene o te lo racconti, o così sembra da fuori, ti accorgi che comunque tu la metta, se stai zitto, alla fine, è quasi sempre meglio.
Perché Dory la sapeva lunga, caro il mio ScorfanoBrontolone.
Il mio motto è: conta fino a trenta e se, ma solo se, dopo aver visualizzato tutto quello che hai pensato in una frazione di secondo, rabbia, accettazione, accordo o disaccordo, hai infine concettualizzato la tua posizione, allora apri la bocca e parla. Lentamente, con chiarezza e possibilmente con una sintassi che non ti faccia deridere.
In effetti c’è un metodo.
Non incrociare né braccia né gambe e pensare mentalmente 6 volte 1001 1002 1003 inspirando
e poi 1001 1002 1003 espirando.
Viene chiamato il ritmo delle onde (marine non frequenze radio).
Rallentano il battito cardiaco e ti aiutano a pensare.
Dopo di che, se hai la giusta calma e la tua opinione non è semplicemente un arruffarsi di adrenalina e egocentrismo, ma una posizione tua, personale con argomentazioni che reggano, allora: apri la bocca e parla. E allo stesso tempo, apri le orecchie e ascolta i punti di vista altrui e cerca di trovare la falla oppure la correttezza di ciò che anche gli altri pensano.
Si chiama rispetto, convivenza ed è un trampolino di crescita intellettuale: a qualunque età.
Roberta
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