Pastorale americana [Treviso]

Dopo le elucubrazioni schizoidi di Lamento di Portnoy, Pastorale mi suonava freddino. Familiare, per le affinità che mi raccontavo di immaginare, ma freddino.
Certo, Roth è bravo. Non so quanti premi abbia vinto o in che posto sia sulla classifica degli autori americani più letti di sempre. So che io ho riletto solo il monologo del figomane. Ogni tanto ci passo col dito, sul Kindle. Ma poi scivolo via.
Ah. Ora so che potrei decidere di vedermi il film “Se non faccio quello non mi diverto (Portnoy’s Complaint)”, regia di Ernest Lehman (1972).
E ho appena scoperto da wiki che di premi ne ha vinti parecchi.
E anche perché mi sia piaciuto tanto Portnoy.
🙂
Quinta riga. Quattordicesima parola (contando anche le preposizioni e gli articoli).
http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Roth

LM

coverUn trolley nero si trova seduto al suo fianco, con la tasca esterna ancora aperta. Lì dove prima c’era il libro c’è solo spazio per l’attesa. Ha i capelli corti, spettinati in un modo casuale che profuma di ordine. Indossa un maglioncino verde scuro, aderente, di quelli che si comprano in saldo nelle grandi catene internazionali. I suoi occhi castani non si schiodano dalle pagine stampate. Ha iniziato il libro da poco, ma nonostante tutto ha l’aria di qualcuno che sa quello che sta cercando. E superata una certa pagina lo troverà. Un libro così non potrà dimenticarlo. Chissà cosa ricorderà. Chissà come lo memorizzerà. Chissà se ci sarà un nome, oltre quello dell’autore ad adornare quel libro nei suoi ricordi. . Roth.

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