Il lavoro è finito. Di più: è consegnato.
Dal passaggio di mano/file, per i successivi dieci giorni, l’animale mitologico a cavallo fra l’editor e la madre napoletana che c’è in te, entra in post-partum.
La gestazione è durata una quaresima ma a te sembra una vita. Ora il pargolo ha preso il volo e per quanto già un’altra culla richiami la tua attenzione, la sofferenza è palpabile. Ti aggiri per casa e giardino con lo sguardo perso di chi è appena stato restituito dagli alieni. Non hai nemmeno fame. L’unica cosa che senti è il distacco. E brucia.
L’unica cosa che ti consola è la mancanza di fame. Se ci fosse pure quella, la tua determinazione crollerebbe. E da rapace che si nutre di semi di zucca, papavero e sesamo, mandorle, goji e altre amenità sui generis, cederesti alla tentazione di diventare un’americana media. O tornare la buona forchetta di sempre.