Immagina di scegliere la meta delle tue vacanze da un portale per turisti un po’ snob. Metti millemila chilometri tra le undici di una domenica sera e le due di un martedì pomeriggio. Infilaci una tappa perché il più vivace del branco possa sgranchirsi le membra. Trova un’alba con tre clochard mummificati dentro a teli di cotone egiziano bianco e verde e lascia correre l’italiano claudicante di un quarantenne infelice (con moglie e figliolino pari requisiti al fianco) che cerca di farti innervosire e – non riuscendoci – sbarella.
Fai un salto a Recanati a non vedere la casa di un poeta, preferendo la mostra sui di lui libri e poi realizza il paradosso nel non riuscire a leggere le illeggibili descrizioni disseminate sul percorso.
Prenota un ristorante che si chiama Borgo Antico e scopri il capolavoro di due sorelle che nemmeno sembrano cugine: sciogliti nella gentilezza, assaggia la cura, gustati le attenzioni e lasciati drogare dalla meraviglia di una cucina che sulla guida Michelin di stelle non ne meriterebbe tre, ma un’intera galassia.
La mattina dopo ripiomba sulla Terra in zona Loreto e al quattro stelle San Francesco trova un direttore idiota con direttive a livello che impediscono a te e ai tuoi di fare colazione insieme agli altri. Guarda il buffet della colazione, deprimiti per sei secondi e mezzo e gira un video-monito.
Rimettiti in auto e prendi un’autostrada che non immaginavi potessi finire (mai, e soprattutto non a Bari).
Gioca agli indovinelli, risolvi enigmi e immagina animali da far indovinare al resto della truppa. Cerca di non fartela addosso dal ridere quando scopri che l’asino potrebbe rientrare nella famiglia delle capre e che il furetto non è detto sia un mammifero ma è sicuro che tenga i cuccioli vicino.
Piazzola-piazzola, raggiungi la fine del mondo dell’Adriatica e poi fatti altri duecento e rotti chilometri di statale. Esci prima di Lecce, punta la tangenziale ovest e scapicollati all’uscita 8B.
Fai duecento metri dopo il chilometro quattro della SP 298 e svolta a gomito a destra, imbucando una strada bianca verso una masseria nuova di zecca.
Se ci fosse un cartello (che però non c’è), ci leggeresti “Falcon Home Resort”.
Supera il cancello e lascia che ti cali la mandibola.
Chiudi la bocca, prendi il telefono e chiama mamma per farle sapere che siete arrivati, tutti vivi, tutti sani, tutti salvi.
Vaga per un po’ fra la calce viva, le pietre, i fichi e una piscina naturale scavata nel tufo (che quasi sicuramente non è tufo, ma non conta) e poi incontra l’Architetto.
Ascoltalo parlare, senti i suoi racconti di Shanghai, Bogotà, Ginevra, il Mali e Firenze e, dopo avergli fatto firmare la liberatoria, archivia tutto.
Fatto?
Ecco: hai appena registrato abbastanza corollario per una ventina di opere tra fiction e no.