Lara Comi e la nostra Europa: a matter of people. As always.

CRONACA DI UNA MISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, DI UN GRUPPO DI IMPRENDITORI VISIONARI E BELLISSIMI E DI QUALCHE FELICE SORPRESA.

bruxelles 2014

Mercoledì 2 Aprile atterro in Belgio all’aeroporto di Charleroi e, scendendo dal mio Ryan Air, trovo una temperatura di oltre 22 gradi: con cappotto, cappello, dolcevita e stivali, mi sento Totò a Milano. E, da sola, in viaggio verso Bruxelles, su uno shuttle difficilissimo da trovare, inizio a ridere. Per la prima sorpresa.

Accolta dall’amico amico Daniele Barbone, di BP Sec, passo due giorni in compagnia di un gruppo di imprenditori in esplorazione comunitaria. Nel gruppo, oltre a Daniele e al suo incredibile staff, Debora Garetto (Portalupi), Cristina Turconi (SEA), Massimo Ciaglia (Wise Group Europe), Gerardo Scarpone (Gef Consulting), e Mario Moroni (OK Network): un piccolo esercito di eroi che fanno impresa, rischiando pelle, stomaco e neuroni, ogni giorno in settori diversi. Persone unite dalla forza di volontà e dalla visione di un futuro migliore, ognuno nel rispettivo settore, ognuno con i propri mezzi e il proprio stile.

Giovedì mattina, passando da un corridoio all’altro del Parlamento Europeo, arriviamo in una grande sala, a un tavolo ovale riservato per l’occasione ai big di Confindustria. Chi ci accoglie e ci parla è Lara Comi, una magnifica Europarlamentare (la più giovane del vecchio continente): ascoltando lei e il programma per il prossimo futuro, mi sento più vicina a quella che Debora Garetto, Capitana di Portalupi salumi, definirà poi come un’istituzione la cui distanza è solo fisica. Lara ci parla di Horizon 20-20, di COSME, dell’Erasmus per imprenditori (seconda sorpresa), ci lascia il suo cellulare, la sua mail privata e ci propone di creare un sito-ponte tra Bruxelles e l’Italia che fa impresa. E di farlo subito.

Visitiamo la Commissione Europea, ci sediamo nei posti degli Europarlamentari, ci sentiamo spiegare – dal vivo – come funziona e, anche lì, riceviamo contatti reali a cui scrivere, a cui chiedere. Passiamo la serata a conoscerci, a cena e in giro per le vie della città. Il gruppo diventa squadra.

Venerdì, accompagnata da Cristina, faccio un salto a vedere dal vivo un paio di Gargoyles e le pennellate di Magritte, poi saluto tutti, salto in metrò, evito 40.000 manifestanti in giubba rossa e pugni alzati e raggiungo Charleroi, pronta a ripartire.

Al gate, passo le mie ultime tre ore in suolo Belga scoprendo le meraviglie di Puratos, una multinazionale che vende prodotti per panetterie, pasticcerie e mastri cioccolatai. In tutto il mondo. In volo, non tocco quasi l’Ipad e passo il mio tempo chiacchierando con Renza, una maestra di matematica che mi racconta di aver scritto decine di sussidiari per le elementari. Mentre lei parla, io non penso al fatto (per me sempre spiacevole) di essere su un aggeggio a millemila metri da terra (né di non essere io alla guida e nemmeno di non saper volare), il comandante del nostro volo fa il suo dovere e mi riporta in patria. Sana, salva e felice.

Il mio viaggio non finisce qui, nemmeno mentre sto per chiudere questa cronaca in differita, pronta a postarla sul blog, perché dal Belgio, oltre alla cioccolata per la mamma e le amiche e al di là della grandiosità dell’esperienza vissuta, porto nuove relazioni. E bellissime sensazioni.

 

 

 

 

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