Il Paese dei furbetti, delle royalties e del “tu intanto vai avanti, che poi vediamo”

campagna per la tutela del ghostwriter

Prendi un lavoro concettuale a caso. Apri una bella partita IVA (meglio se non agevolata, che ti diverti di più) e fatti un sito che spieghi per bene cosa fai, come lo fai e quanto chiedi per farlo. Poi mettici dentro, magari su ogni pagina, un modulo di contatto. E poi aspetta. E preparati.

A cosa?

Alle più assurde, sconclusionate, vergognose, ridicole e aberranti proposte di finte partnership (ma vere fregature) che ti vengano in mente.

Arriverà chi ti proporrà cambi merce (consulenza per consulenza, soprattutto, che fossero pomodori o vacanze, o affitti, magari ci potresti pure pensare), chi ti chiederà sconti tali da far scendere il tuo onorario sotto la paga oraria di un piastrellista. Junior. Troverai chi ti dirà che costi troppo, che se non fai sconti non andrai da nessuna parte e finirai per fallire (perbacco!), e che di gente pronta a lavorare per loro, gratis, c’è la fila. Se sei una donna, poi, preparati anche ad altro (“Con quello che chiedi, ci sarà qualche extra, vero?”).

Leggerai uomini (signori-bene, signori famosi, e ricchi da far schifo), scrivere: “Tu intanto lavora, poi, se sei davvero bravo come dici e io vendo/produco/guadagno, vedrai che cresciamo in due” (sì, scritto così) o ti proporranno di “investire” su di loro, di dimostrare quel che vali, di metterti in gioco. In due parole chic, di lavorare pro bono. In una, di fatto, di lavorare gratis.

Troverai quelli che ti spiegheranno come lavorare per loro sia un onore e che dovresti esserne fiero. Ti sentirai dire: “Le opportunità vanno colte al volo”, e “Il treno non passa mai due volte” (vero, almeno cinque. Alla settimana, se l’indicizzazione del tuo sito funziona).

Ci saranno quelli che chiederanno di vedere il lavoro finito, prima di valutare la tua bravura e decidere quindi quanto pagarti. E quelli che piangeranno miseria, pensando tu non abbia Google, o non sappia usarlo per rintracciare un committente. Anche nascosto dietro un fake. E poi scoprirai – in tre giri di mouse – che Il Piangina di cui sopra, si vende a 5.000 euro a giornata (senza nemmeno essere Rocco Siffredi), spese escluse, e rientra nella classifica degli autori più venduti (con libri scritti da gente più disposta di te a mettersi in gioco gratis, probably).

E anche se ti verrà voglia (credimi, taaanta voglia) di scendere nello scurrile e sdoganare un linguaggio che farebbe impallidire uno scaricatore di porto (cafone), non potrai scaldarti e ti toccherà mandare giù il rospo. Dopo avergli anche dato una bella leccatina, se possibile.

Perché? Perché qui, qui da noi, in Italialand, funziona così. Non vince il più figo, o il più bravo, o quello con il miglior rapporto qualità/prezzo, quasi mai. Ma il più furbo, quello che ruba ai poveri e non dà niente a nessuno. Nemmeno a sua madre. Quello che sfrutta, promette, non mantiene, inganna, truffa, intorta e ci ride pure su. Quello che ti tempesta di telefonate e ti intasa la posta di audio-note da 60 minuti cad (quando va bene) per farsi scrivere (per FARTI scrivere) il suo libro (IL SUO LIBRO!). Quello che ha un nome e un profilo e un ruolo tanto altisonanti che ti vergogni a chiedergli l’anticipo (pezzente!). Quello che inventa scuse. A cui tu credi. E poi, consegnato il tutto, non solo sparisce, ma alle tue richieste, risponde minacciando di denunciarti per tentata estorsione.

No. Non pensarci nemmeno a denunciarlo tu. Non se quello che gli hai chiesto è pari all’60% della notula di un avvocato di periferia. A buon mercato.

E no, smettila di pensarci e roderti il fegato, con quello che costa. Piuttosto fai come noi: scrivi una bella procedurina a prova di scemo, e prepara una pagina per il tuo sito che spieghi perché non lavori gratis.

Se hai scelto di fare quello che fai perché ti piace, poi però sappi che come è vero che troverai tanto schifo, avrai anche la possibilità di incontrare dei gran fighi (di ogni genere, età e codice genetico), e se hai il culo di fare il mio mestiere, il ghost writer, anche di conoscere la loro storia. E di scriverla. E, sì, magari non sarai mai ricco, magari le tue occhiaie diventeranno Samsonite da voli trans-oceanici, magari ti capiterà di crollare o di guardare con odio la sveglia dopo due- tre ore di sonno, ma – credimi- schifo a parte, ne sarà valsa la pena. Anche solo per leggere le parole di quelli che vorranno seguirti in questa tua avventura, dentro (fino al collo) i confini della realtà.

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