L’autrice di 50 Sfumature di grigio massacrata su Twitter.
Dunque come te lo spieghi il successo editoriale di una ciofeca intergalattica come Cinquanta sfumature di grigio? Non te lo spieghi. Lo accetti. Anche quando ti dà fastidio (mega-eufemismo al cubo), quando ti fa riflettere sul genere di lettori che si possono appassionare a una schifezza, se la schifezza vende oltre cento milioni di copie e dà il via a nientepopòdimenoche una trilogia, un film e uno sfacelo di opere al seguito, lo accetti e basta.
Che faccia schifo a molti (me compresa) non è importante e assomiglia a quando un partito sale al Governo senza che tu conosca nessuno che ammetta di averlo votato. Ok, l’esempio non calza. O meglio, calzerebbe se questa non fosse l’Italia, ma ci siamo capiti.
Ciò che conta, parlando di successo, è il participio passato, non lo sdegno di chi non riesce a capire come mai più di cento milioni di persone abbiano comprato un libro scritto malissimo e basato su una storia patetica. Nemmeno se chi si sdegna fa dello snobismo lessicale, grammaticale, sintattico e linguistico l’USP (unique selling proposition) con cui sfama la propria prole (lupi cecoslovacchi compresi).
Se ti azzardi a dire che fa schifo, rischi persino di sentirti rispondere che schifo o no, a casa sua, ha venduto più copie lei della sua schifezza (credo di aver appena trovato la parola chiave di questo articolo) di qualunque altro autore.
Se provi a dirlo, a criticare lei, la sua penna il suo topo-grigio o la sua Anastasia, nella migliore delle ipotesi passi per Genoveffa, la sorellastra invidiosa di Cinderella. Nella peggiore per una sfigata e basta.
Tuttavia, alle volte, tipo ieri o ieri l’altro, succede qualcosa che ribalta la frittata e tu, di colpo, nemmeno troppo in segreto, gongoli. L’autrice pluri-milionaria (in sterline, non in dollari zimbabwiani) si sveglia e decide di – o dà il suo permesso per – lanciare un Q&A #hashtag su Twitter [per la cronaca, un Q&A è un Question and Answer, ovvero un botta e risposta].
#askeljames
Lei – o chi per lei – lo lancia e la rete risponde.
Con la stessa velocità con cui tu – la Genoveffa di cui sopra – ti trasformi nel Dottor Male e ridi come esattamente come lui, il web esce dal letargo, i cavalieri della sintassi si svegliano dal loro sonno secolare, escono dalle tombe come zombie affamati di sangue (in tre variazioni di colore) e la fanno a pezzi. Tweet dopo Tweet.
Altra risata. Questa volta tocca a Muttley.
Tu lo scopri, parlando con una deliziosa signora francese che ti racconta di aver letto l’edizione Uk del DailyMail e ti catapulti a leggere i Tweet.

“Dopo il successo di “Grey”, hai considerato di ri-raccontare la storia dal punto di vista di qualcuno che sa scrivere?”
@avestal


Ne trovi a pacchi e ciuffi. Così tanti che quasi (ma in fondo no) smetti di gongolare e inizi a scrivere, prevalentemente per la meravigliosissima signora francese che tu adori, fosse solo per il fatto che porta i cappelli, è conscia del suo fascino ed è più misteriosa di un fantasma.
Un pensiero riguardo “Come ti spieghi il successo editoriale di una ciofeca? (50 sfumature di massacro su Twitter)”