Da qualche parte, là, nella mia libreria da garage, industViale e mooolto contempoVanea (comprata da LeRoy Merlin), c’è un vecchio libro intitolato “Massa e potere”, scritto da Elias Canetti.
Canetti, al di là delle capacità taumaturgiche di certi suoi passi e del fatto che riesca a curare l’insonnia meglio del Tavor e del Lendormin, se ce la fai a leggerlo e rimani sveglio, ti spiega come l’uomo, nell’aggregarsi e fare massa, riesca a perdere quasi ogni traccia di umanità. L’uomo nel diventare plurale, dice Canetti (con altri termini, ovvio), molla il contatto con la propria specie, passando in alcuni casi dal regno umano all’animale, e in altri, più pacati ma non meno dannosi, al vegetale.
Per fare massa, non serve un plotone: basta che si unisca a altri due o tre elementi e che l’unione sia originata da una causa comune. Un partito, una squadra, un’idea, un nemico, un’amenità qualsiasi di cui parlare, con cui riempire o colorare di un bel porpora scuro, giornate altrimenti scialbette, tonalità grigio-topo e vite insipide come la cucina macrobiotica su un palato messicano.
Per fare un esempio, di pura fiction, s’intende, ecco una “bella” storia.
Cip e Ciop si trovano a far fronte comune contro Paperina.
Paperina, di colpo, diventa l’oggetto univoco delle loro conversazioni.
Minni ci mette del suo e racconta dettagli piccanti, i più piccanti che trova nelle sue tre-quattro cellule cerebrali, ché lei, di Paperina, non s’è mai fidata. Gastone Paperone, per non essere da meno, veste contemporaneamente i panni dell’inquisitore e della vittima, che gli donano un casino.
Da solo Cip non sbuccia nemmeno le noccioline, Minni non si allaccia il fiocchetto e Gastone non si mette il gel.
In gruppo, uniti, diventano più determinati degli Avengers, più famelici di Vampiri Vegani e più feroci dei Necromongers (Riddick).
Tutti i mali del mondo, a questo punto, ricadono su di lei, e loro, santi immolati sull’altare della verità, si ergono a giudici universali e punitori galattici: Paperina, qualunque cosa abbia fatto/non fatto, detto o non detto, va punita, allontanata, sputtanata e derisa.
Certo, fossero loro davvero i santi che si professano…ma invece no, invece niente e non perché Minni, Gastone, Cip e Ciop siano o siano stati, più cattivi di chiunque altro, o perché abbiano chissà quali scheletri nell’armadio, ma solo perché – banalmente – tanto Cip, quanto Ciop, insieme a Minni e Gastone, sono umani, in quanto umani, ahi noi, fallaci e in quanto fallaci, in questo caso pure stronzi, oltre che massificati e tutti tronfi per il potere della loro miserabile massa.
Così, da un’omissione, da una scelta personale e per quanto opinabile, al tempo stesso, meritevole di rispetto, nasce un’ecatombe, una strage degli innocenti, una corsa per la pietra più grossa al grido di “LAPIDATELA!”.
Qualunque sia la colpa, la massa la esacerba, la ingrassa e la gonfia, la fa diventare grossa, grossissima, intollerabile.
Intollerabile, perché la colpa, vista dal pulpito della massa, non ha mai attenuanti, né concede tregua o margini di difesa.
Contro gli inquisitori non ci si può difendere, Paperina. Dovresti saperlo. Contro gli inquisitori c’è prima l’abiura e poi l’accettazione della pena.
Capito?
Bene, Paperina. E ricordati che – in caso ti venisse voglia – da qualche parte, un cavaliere pronto a dar fuoco alle mura e prendere a papine Cip, Ciop, Minni e Gastone, c’è ancora. E in questo momento scrive per te, che alla fine hai l’unica vera colpa di aver dato retta a un manipolo di mono-neuronici troppo occupati a vedere (E CONDANNARE) la tua pagliuzza per accorgersi delle proprie travi.
E quindi?
Niente. Occhio alla massa, signore e signore, perché la massa uccide, strazia, fa brandelli e sputa i resti, pure gongolandosi.