Faccio la scrittrice.
Il che significa che sono capacissima di restare sveglia fino alle quattro del mattino per finire una storia, ma che se non ho una storia da finire, o da iniziare, alle dieci e venti sono a letto, e alle dieci e ventisei sto già dormendo con un libro spiaccicato sul naso.
Faccio la scrittrice.
Il che non significa che io scriva da una spiaggia tropicale al ritmo di un mojito l’ora, ma che lo faccio da un tavolo dentro una casetta piena zeppa di libri. Dieci ore al giorno. Minimo. Più spesso quindici. Seven by seven, Natale e Ferragosto inclusi.
Faccio la scrittrice.
Il che significa che leggo, anche ad alta voce, ma mai a un reading o a un evento per scrittori, che io agli eventi non ci vado mai, perché non esco se non per fare la spesa o poco altro.
Faccio la scrittrice.
Il che significa che scrivo quando voglio e anche che siccome voglio, scrivo sempre.
Faccio la scrittrice e leggo di tutto.
Il che non significa che riesca pure a leggere quello che capita fuori dai libri.
Faccio la scrittrice.
Il che significa che memorizzo tutto quello che vedo e sento e che qualunque cosa io veda e senta, prima o poi, finisce in una storia.
Faccio la scrittrice e costruisco storie.
Il che non significa che io sia in grado di viverle o voglia farlo. O anche solo che sia capace di interagire con personaggi e storie reali.
Faccio la scrittrice e scrivo dialoghi che filano alla perfezione.
Il che non significa che sappia tenerne in piedi uno dal vivo anche solo per cinque minuti.
Faccio la scrittrice e sono sociopatica.
Il che significa che sono un disastro, fuori dalla fiction.
Faccio la scrittrice perché dentro la scrittura ci sto da dio.
(Il che — in fondo in fondo, ma pure al pronti-via — vuol dire che fuori no).
DISCLAIMER:
"Faccio", non "sono" la scrittrice perché non SONO uno scrittore.
mezzocentimetro 